

Analisi Congiunturale e Scenari
Rapporto di previsione autunno 2025
Il "Rapporto di previsione autunno 2025" del Centro Studi Confindustria (CSC) delinea un quadro economico complesso per il biennio 2025-2026, caratterizzato da una crescita debole e da significative sfide globali. Lo scenario internazionale è indebolito dall'aumento del protezionismo, in particolare dalle politiche tariffarie degli Stati Uniti, che stanno ridisegnando le geografie commerciali e penalizzando la competitività europea.
Per l'Italia, si prevede una crescita del PIL modesta, pari al 0,5% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026. La dinamica è sostenuta quasi esclusivamente dagli investimenti, spinti dagli incentivi fiscali e dalle risorse del PNRR. Le esportazioni nette, invece, forniscono un contributo negativo a causa della debolezza della domanda europea e della perdita di competitività legata all'euro forte. I consumi delle famiglie rimangono frenati da un'elevata propensione al risparmio, dettata da un'incertezza persistente.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si conferma un elemento cruciale: senza il suo contributo, l'economia italiana entrerebbe in una fase di stagnazione, con una variazione del PIL stimata a -0,3% nel 2025 e +0,1% nel 2026. Altri elementi chiave includono la necessità di mobilitare l'enorme ricchezza finanziaria delle famiglie (oltre 6.000 miliardi di euro) verso investimenti produttivi e la sorprendente inversione di tendenza del Mezzogiorno, che dal 2020 cresce a ritmi superiori rispetto al resto del Paese.
Sul fronte europeo, la crescita dell'Eurozona è moderata (+1,2% nel 2025, +1,1% nel 2026), con la Germania che mostra timidi segnali di ripresa grazie a un massiccio piano di investimenti pubblici. La Banca Centrale Europea ha concluso il ciclo di tagli dei tassi, portandoli a un livello neutrale del 2,00%.
1. Scenario internazionale: protezionismo e incertezza globale
Lo scenario globale è caratterizzato da un indebolimento degli scambi commerciali e da un'elevata incertezza, alimentata principalmente dalle politiche protezionistiche degli Stati Uniti.
- Rallentamento del commercio mondiale: dopo un'accelerazione nel primo trimestre 2025 dovuta a un effetto di frontloading (anticipo degli acquisti per evitare i dazi USA), il commercio mondiale è destinato a frenare. Le previsioni del CSC indicano una crescita del +2,8% nel 2025, seguita da un brusco rallentamento al +1,2% nel 2026. Le misure protezionistiche globali hanno raggiunto livelli massimi.
- Impatto dei Dazi USA: il nuovo regime tariffario tra USA e UE sta ridisegnando gli scambi. L'accordo prevede dazi al 15% su gran parte dell'import USA dall'UE, penalizzando la competitività europea, un effetto aggravato dall'apprezzamento dell'euro sul dollaro. L'import USA dall'UE è crollato del -8,7% nel periodo giugno-luglio 2025.
- Incertezza elevata: l'indice di incertezza delle politiche economiche globali ha raggiunto un picco nell'aprile 2025, rimanendo su livelli paragonabili a quelli della pandemia. Questo clima penalizza le decisioni di investimento e spinge a una riconfigurazione delle catene di fornitura mondiali.
- Stati Uniti: l'economia statunitense è la più danneggiata dai dazi. La crescita del PIL è prevista in frenata al +1,7% nel 2025e +1,6% nel 2026. La politica monetaria della FED rimane restrittiva, nonostante una ripresa dei tagli dei tassi a settembre 2025.
- Economie emergenti: mantengono ritmi di crescita sostenuti (+4,1% nel 2025, +4,2% nel 2026), con una riconfigurazione degli scambi verso il baricentro asiatico, trainato da Cina e India. La Russia si stabilizza su ritmi di crescita moderati ma positivi.
2. Economia dell'Area Euro: crescita moderata e sfide strutturali
L'economia europea risente del deterioramento del contesto globale, registrando una crescita inferiore a quella statunitense.
- Crescita del PIL: il PIL dell'Eurozona è previsto in crescita del +1,2% nel 2025e +1,1% nel 2026. Il dato del 2025 è influenzato da una crescita anomala dell'Irlanda nel primo trimestre; senza di essa, la crescita acquisita sarebbe del +0,7%.
- Germania: dopo due anni di lieve recessione, l'economia tedesca è attesa rafforzarsi progressivamente, tornando a crescere a tassi superiori al +1,0% dal 2026. La ripresa è legata a un massiccio piano di riforme e investimenti infrastrutturali da 500 miliardi di euro, escluso dal "freno all'indebitamento".
- Politica monetaria BCE: la BCE ha completato il ciclo di tagli dei tassi, mantenendoli fermi al 2,00%a settembre 2025. Questo livello è considerato "neutrale". I mercati si aspettano tassi fermi per tutto l'orizzonte di previsione.
- Costi energetici: il prezzo del petrolio Brent è in calo (media di 67 dollari nel 2025), mentre il prezzo del gas in Europa, pur scendendo, rimane circa tre volte superiore a quello statunitense e ben al di sopra dei livelli pre-pandemia a causa della transizione verso il GNL.
- Accordo UE-Mercosur: la conclusione dell'accordo di libero scambio con il Mercosur (Brasile, Argentina, etc.) rappresenta uno strumento essenziale per contrastare la frammentazione degli scambi. L'accordo offre un'ampia apertura nei settori industriali e dei servizi per l'UE. Germania e Italia sono identificate come le economie europee che beneficeranno maggiormente dall'abbattimento dei dazi.
3. Prospettive per l'economia italiana: crescita frenata e sostenuta dagli investimenti
L'Italia si trova di fronte a una crescita debole, sostenuta da fattori interni ma frenata da un contesto esterno difficile.
- Investimenti come motore della crescita: gli investimenti fissi lordi sono la componente più robusta della domanda, previsti in crescita del +3,0% nel 2025e +1,9% nel 2026. Sono sostenuti da incentivi fiscali come Ecobonus, Bonus Ristrutturazioni, e i piani Transizione 4.0 e 5.0.
- Debolezza delle esportazioni: l'export è la componente più debole, con una crescita vicina allo zero nel biennio. Le vendite di beni sono previste in calo. L'export netto darà un contributo molto negativo al PIL, a causa dell'aumento delle importazioni.
- Consumi frenati: i consumi delle famiglie crescono modestamente (+0,5% nel 2025), frenati da un'alta propensione al risparmio causata dall'incertezza. Le famiglie mostrano abitudini di spesa più caute, nonostante la crescita del reddito disponibile.
Analisi dal lato dell'offerta
- Industria: dopo il forte calo del 2023-2024, il valore aggiunto dell'industria è previsto recuperare nel 2025 (+1,0%), per poi rallentare nel 2026 (+0,4%) con l'esaurirsi degli incentivi. La produttività del lavoro nel settore rimane compressa.
- Costruzioni: è il settore più dinamico, con una crescita del valore aggiunto del +3,1% nel 2025e +1,4% nel 2026. È trainato sia dall'edilizia abitativa, che mostra una ripresa inattesa, sia da quella non abitativa, spinta dal PNRR.
- Servizi: il settore dei servizi privati mostra una crescita marginale nel 2025, che dovrebbe rafforzarsi nel 2026 (+0,6%) grazie alla prevista riduzione dell'incertezza.
4. Mercato del lavoro, prezzi e credito in Italia
- Occupazione e produttività: l'occupazione continua a crescere più del PIL nel 2025 (+0,9% le ULA), ma rallenterà nel 2026, favorendo un primo recupero della produttività. Il tasso di disoccupazione è sceso al 5,9%a luglio 2025, il minimo dal 2007.
- Retribuzioni e inflazione: le retribuzioni nominali continuano a crescere a un ritmo superiore all'inflazione (+3,2% nel 2025), consentendo un lento recupero del potere d'acquisto. L'inflazione è stabile e moderata, prevista al +1,8%sia nel 2025 che nel 2026, un livello inferiore alla media dell'Eurozona.
- Credito alle imprese: il canale del credito è ripartito. I prestiti bancari alle imprese sono tornati in territorio positivo (+0,7% a luglio 2025) grazie ai tagli dei tassi BCE. Il costo del credito è sceso di oltre 2 punti percentuali dal picco di fine 2023.
5. Finanza pubblica e leve per la crescita
Per rilanciare una crescita anemica, il rapporto identifica tre leve strategiche fondamentali: il PNRR, gli incentivi agli investimenti e la mobilitazione della ricchezza privata.
- Impatto decisivo del PNRR: l'implementazione del PNRR è considerata essenziale. Una simulazione del CSC stima che il Piano contribuirà alla crescita del PIL per +0,8 punti percentuali nel 2025 e +0,6 nel 2026.
- Efficacia degli incentivi agli investimenti: le analisi ex-post confermano che gli incentivi fiscali, in particolare quelli del Piano Transizione 4.0, sono stati efficaci. Si stima che il credito d'imposta per investimenti in beni materiali 4.0 nel triennio 2020-2022, costato 20,3 miliardi, si sia ripagato da solo per quasi la metà (48,6%)grazie al gettito generato dagli investimenti "aggiuntivi".
- Mobilitare la ricchezza delle famiglie: la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane ha superato i 000 miliardi di euronel 2024. Una quota significativa, oltre 1.500 miliardi, è parcheggiata in depositi bancari improduttivi.
6. Il mezzogiorno: un'inversione di tendenza storica
Dopo decenni di divergenza, il Mezzogiorno sta vivendo una fase di ripresa economica superiore al resto d'Italia, rappresentando una potenziale locomotiva per la crescita nazionale.
- Crescita superiore: tra il 2020 e il 2023, il PIL del Mezzogiorno è cresciuto del +7,1% cumulato, superando il Nord (+5,1%) e il Centro (+2,8%). Oltre il 40% dei nuovi occupati in Italia tra il 2019 e il 2024 si è concentrato nel Sud (355mila persone).
- Fattori chiave: questa ripresa è attribuita a una combinazione di fattori:
- Maggior crescita degli investimenti, anche grazie al credito d’imposta ZES.
- Impatto positivo del PNRR, con 60,7 miliardi di risorse dedicate al Sud.
- ZES Unica per il Sude Decontribuzione Sudcome fattori abilitanti per gli investimenti privati.
- Il ruolo fondamentale della politica di coesione (Fondi SIE e FSC), che insieme al PNRR porta un totale di circa 177 miliardi di euro per l'area.
- Sfide strutturali: nonostante i progressi, persistono criticità. La capacità di spesa dei fondi pubblici nel Mezzogiorno è inferiore rispetto al Centro-Nord (per il PNRR, i pagamenti sono al 23% dei fondi assegnati, contro il 35% del Nord), evidenziando la necessità di rafforzare la capacità amministrativa per non disperdere le opportunità.